DOCUMENTO MOLTO IMPORTANTE (IN ITALIANO): È ILLECITO PARTECIPARE ALLA MESSA IN COMUNIONE CON QUALCUNO CHE NON SIA IL PAPA? Di Fra Ricardo Gómez Giraldo

Alle domande: ● È illecito partecipare alle Sante Messe in comunione con qualcuno che non è il Papa? ● Si cade nello scisma, nella ribellione e nel peccato grave? Rispondo con il magistero della Santa Madre Chiesa Cattolica.

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Fra Ricardo Gómez Giraldo

Traduzione in italiano per Adoración y Liberación:

María Luisa Perez Gherlone

 

 

È ILLECITO PARTECIPARE ALLA MESSA IN COMUNIONE CON QUALCUNO CHE NON SIA IL PAPA?

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Alle domande:

 

  • È illecito partecipare alle Sante Messe in comunione con qualcuno che non è il Papa?

 

  • Si cade nello scisma, nella ribellione e nel peccato grave?

 

 

Rispondo con il magistero della Santa Madre Chiesa Cattolica.

 

La Santa Eucaristia è il centro e il culmine della vita cristiana e questa realtà può essere realizzata in modo valido e lecito solo nella Chiesa cattolica, Corpo mistico di Cristo.

 

Per la validità della Santa Messa è necessario un sacerdote validamente ordinato che pronunci correttamente le parole di consacrazione sulle specie del pane e del vino, eseguendo l’invocazione dello Spirito Santo, con vino d’uva e pane azzimo; la validità non è inficiata dal fatto che il sacerdote non sia in comunione con la Santa Madre Chiesa Cattolica.

 

Il problema inizia quando si parla della liceità della Santa Messa.

 

La Chiesa, che è una Madre amorevole, ha stabilito meticolosamente il rito e le cerimonie che devono accompagnare la liturgia del Santo Sacrificio della Messa. Lo spirito della Chiesa si manifesta chiaramente nelle rubriche, cioè le lettere rosse del Messale Romano, che indicano ciò che il sacerdote deve fare e ciò che non deve fare.

 

Nel “Ritus servandus in caelebratione Missae” (Rito da osservare nella celebrazione della Messa) presente in tutte le edizioni del Messale Romano prima del Concilio Vaticano II, promulgato da Papa San Pio V e riformato da San Pio X, si possono leggere le norme e le cerimonie per la celebrazione della Santa Messa. Nel capitolo VII, “De Canone, Missae usque ad Consecrationem” (Sul Canone della Messa fino alla Consacrazione) al n. 2, si inizia ad affrontare la questione delle “Una Cum Masses” e si legge. “Ubi dicit: una cum famulo tuo papa nostro N…., exprimi nomen papae: sede autem vacante verba praedicta amittunbur” (Dove si dice: Insieme al tuo servo, il nostro papa N …, esprimi il nome del papa: ma le suddette parole si perdono nella sede vuota) e quanto sopra vale anche per il vescovo del luogo, che deve essere in comunione con il vero papa.

 

Nel paragrafo precedente, se Benedetto XVI fosse vivo, pronunceremmo il suo nome, ma se la sede è vacante, come nel nostro caso, le parole dette in precedenza sono annullate o perse, il che significa che non si deve pronunciare alcun nome nel Canone della Messa; e lo stesso accade con il vescovo, se non è in comunione con la sede vacante, il suo nome non deve essere pronunciato.

 

Se il vescovo è in comunione con il cosiddetto Papa Francesco, non può essere citato, perché riceve la giurisdizione della sua diocesi da qualcuno che non è legittimamente il Papa, quindi le parole che si riferiscono al vescovo vanno omesse “et Antistite nostro N.” (letteralmente si traduce: nostro antenato, ma nel canone della Messa si riferisce al vescovo).

 

Alcuni sacerdoti pensano erroneamente che nella recita di qualsiasi nome “Una cum” non abbia grande importanza perché significa pregare per il Papa, e questo è falso, poiché la portata della parola ha una forza maggiore e va ben oltre; e a questo proposito è bene citare Papa Benedetto XIV che ci dice quanto segue: “Ci basta poter affermare che la commemorazione del Romano Pontefice nella Messa e le preghiere da lui effuse nel Sacrificio, sono considerate e sono un segno dichiarativo con il quale si riconosce il medesimo Pontefice come Capo della Chiesa, Vicario di Cristo e successore di San  Pietro, e si fa una ferma professione di unire le menti e le volontà all’Unità Cattolica”.¹

 

Di conseguenza, quando il sacerdote offre il Santo Sacrificio, lo offre per la Chiesa, nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa, e questo sacrificio deve essere sempre unito al Romano Pontefice, in particolare, secondo l’antichissima tradizione d’uso di tutte le Chiese particolari del mondo che sono in unità intorno al Papa; così che, senza il Papa, i membri non possono essere in comunione con il Capo che è Cristo.

 

Secondo Papa Benedetto XIV, nel nostro caso, citare il falso Papa Francesco nel canone della Messa non significa pregare perché si converta dalle sue eresie e dai mali spirituali che provoca nella Chiesa; significa proprio dire che il capo della Chiesa non è cattolico e non può essere convertito, perché non è il capo della Chiesa. Quindi, se non è cattolico, come può essere il capo della Chiesa? Non può essere il benedetto Papa, dove tutti devono essere in comunione con lui e tutti devono essere uniti a lui e tutto deve essere fatto con lui e specialmente la cosa più sacra della Chiesa, che è offrire il Santo Sacrificio della Messa.

 

Così, Jorge Mario Bergoglio, a causa della sua abituale intenzione di non procurare il bene della chiesa e poiché la legge della chiesa che lo scomunica dalla chiesa, cioè lo espelle dalla chiesa, non è formalmente il papa, sebbene eserciti materialmente il ministero, non dovrebbe essere affatto citato come papa legittimo nel Canone della Messa; Quindi, il solo fatto di citarlo nella Messa porta il sacerdote che lo fa, consapevolmente, a commettere il crimine di sacrilegio e di scisma capitale, che si separa dal capo facendo ciò, indipendentemente dall’intenzione soggettiva di colui che celebra la Messa o assiste alla Messa, in modo che consciamente o inconsciamente si esclude dalla Chiesa per il solo fatto di celebrare e assistere alla Messa celebrata in comunione con qualcuno che non è il papa.

 

Dire “Una Cum” all’inizio del canone, quando sta per iniziare il momento più solenne del Santo Sacrificio, equivale ad affermare che la Chiesa di Dio, che è Santa e Cattolica, è veramente unita al Papa Vicario di Cristo, perché dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa (Ubi Petrus ibi Ecclesia). Tenendo presente che il “Novus Ordo” cita il Papa dopo la consacrazione.

 

Il cosiddetto Papa Francesco, per molti, non può essere una cosa sola con la Chiesa di Gesù Cristo ed è un grave errore di Fede; celebrare o assistere alla Messa celebrata “Una cum Francesco” è una Messa oggettivamente macchiata da sacrilegio, che disonora Dio nostro Padre, priva le anime della grazia e dei frutti della Chiesa, nei suoi tre stati, addolora lo Spirito Santo di Dio, non può essere gradita a Nostro Signore e offende la nostra Santa Madre la Vergine Maria.

 

Celebrare “Una cum” significa anche che il sacerdote celebra sotto l’unione, la dipendenza e la mediazione di colui che pretende di essere Papa e che, non essendolo, si trova in uno stato di scisma rispetto alla Chiesa a causa del suo rifiuto di essere unito e di esercitare rispetto al vero e legittimo capo e, sebbene questi sacerdoti sacrificano validamente in nome di Cristo (In Nomine Criste), tuttavia non possono offrire un sacrificio come Ministri della Chiesa e nella persona stessa della Chiesa, che è il Romano Pontefice.

 

Il sacerdote è incaricato dalla Chiesa di pregare, intercedere e offrire in suo nome, perché insieme al Romano Pontefice sono gli sposi naturali della Chiesa, e chi non lo fa non è altro che un adultero o un prevaricatore, per cui la Chiesa esclude ed espelle automaticamente il sacerdote adultero dal sacrificare in suo nome; Perché il sacerdote può celebrare e unirsi misticamente alla Chiesa solo quando celebra l’Eucaristia unito al Papa, e chi non lo fa è solo un sacerdote ripudiato dalla Chiesa che celebrando il Sacrificio eucaristico si unisce a una prostituta e questo adulterio diventa fonte di condanna per sé e per coloro che sono uniti a lui attraverso il Santo Sacrificio della Messa, poiché il sacrificio della Messa è un matrimonio mistico perché le anime si uniscono a Gesù Cristo.

 

Secondo Santa Caterina da Siena, il Papa ha le chiavi della cantina del Sangue di Cristo, quindi, il sacerdote riceve dalla Chiesa e dalle mani del Papa, le chiavi per poter aprire questa cantina, perché è il Papa che lo manda e solo unito a lui, può aprire queste cantine, in modo che il sacerdote attraverso la mediazione del Papa legittimo, celebra “Una cum” dichiarandosi suddito suo e se il sacerdote celebra l’Eucaristia con qualcuno che non è il Papa, partecipa apertamente allo scisma non essendo a lui sottomesso e celebrando con qualcuno che non è altro che un ladro, che ha spogliato Papa Benedetto XVI della cattedra di San Pietro.

 

A causa della morte del nostro Papa Benedetto XVI, avvenuta il 31 dicembre 2022, la Sede Apostolica e non la Sede di Pietro è vacante, per cui ogni sacerdote cattolico deve celebrare in comunione con la Sede Vacante, finché Dio non vorrà darci un vero Papa con diritto divino su tutte le anime, sacerdotali e laiche, che fanno parte della Chiesa cattolica.

 

In questo mare di confusione in cui viviamo noi cattolici oggi, alcuni dicono che chi in coscienza non vuole partecipare o assistere alle messe “Una cum Francesco” è solo una questione personale, riducendo questo apprezzamento a un mero fatto soggettivo, si sbagliano completamente, perché non conoscono il Magistero della Chiesa e si lasciano trasportare solo da valutazioni personali, di cui il demonio si serve per condurli a una vera e propria ribellione contro di Lei, cadendo prima nello scisma e arrivando di conseguenza all’ errore più grave di tutti, che è l’eresia.

 

La Chiesa esclude gli apostati, gli scismatici e gli eretici dal suo Corpo Mistico con la scomunica, cioè li scaccia dal suo Corpo Mistico, secondo l’attuale Canone 1364 del 1983: Un apostata dalla fede, un eretico o uno scismatico incorre nella scomunica “Latae sententiae”.

 

Rispetto a quanto sopra, molti cattolici che affermano di riconoscere Benedetto XVI come ultimo Papa della Chiesa cattolica, prima di passare dalla Sede Impedita alla Sede Vacante, corrono il grave rischio di diventare scismatici rispetto alla “Sede Vacante” con la quale tutti i sacerdoti e i battezzati del mondo devono essere in comunione, In altre parole, la Chiesa di Gesù Cristo è qui sulla terra senza il Vicario di Gesù Cristo, senza il successore dell’Apostolo Pietro, e la Sede Apostolica è stata presa dal cielo fino a quando il cielo stesso non nominerà un nuovo Papa.

 

In riferimento a questo errore e al pericolo allo stesso tempo di esserne esclusi, se non per invincibile ignoranza, secondo il Canone 1322, coloro che mancano abitualmente dell’uso della ragione sono considerati incapaci di commettere un crimine, anche se hanno infranto una legge o un precetto quando sembravano sani di mente; ciò implica che coloro che non hanno coscienza di ciò che fanno, o per invincibile ignoranza non possono acquisire questa coscienza.

 

In questo senso la Chiesa ci dice che esclude dalla punizione coloro che hanno commesso una violazione esterna della legge (intendendo che lo scisma è sempre una violazione esterna della legge), coloro che non hanno la coscienza per conoscerla o che sono incapaci di acquisire la coscienza per conoscerla; ma coloro che agiscono con malizia o inganno e sono consapevoli della violazione della legge o hanno la capacità di conoscerla, possono essere tranquillamente accusati di colpa e di crimine, secondo il canone 1321, che recita: Nessuno può essere punito se la violazione esterna di una legge o di un precetto che ha commesso non gli è gravemente imputabile per dolo o colpa.

 

Lasciamo a San Tommaso il compito di risolvere la questione dello scisma nella domanda 39 della Summa Theologica:

 

Summa Theologica- parte II- domanda 39.

 

Sullo scisma.

 

In questa parte della Summa Theologica San Tommaso tratta dei vizi che si oppongono alla pace: scisma, lite, sedizione e guerra.

 

In base al testo che ho elaborato sopra mi soffermerò sullo scisma, che, secondo Papa Pelagio, suona come una frattura e ogni peccato provoca una frattura, secondo il profeta “i vostri peccati hanno sanato la divisione tra voi e il vostro Dio”. ³

 

Coloro che non obbediscono alla Chiesa sono considerati scismatici e ogni peccato è una ribellione alla Chiesa, ma lo scisma è una disobbedienza diretta alla Chiesa e al Papa che ne è il massimo rappresentante. L’eresia allontana il battezzato dall’unità della fede.

 

In questo senso Sant’Agostino, nel suo trattato contro Fausto, distingue lo scisma dall’eresia, dicendo che lo scisma si verifica quando si ha la stessa opinione e si adora la stessa cosa, nel rito e in materia di fede, ma il battezzato si separa dalla comunità dei fedeli.

 

Il peccato di scisma è un peccato contro l’unità della Chiesa, e rompendo questa unità si rompe anche la carità, ed è la carità che unisce i battezzati in uno speciale legame di amore spirituale, così che gli scismatici sono separati da questo amore spirituale e dall’unità della Chiesa, che è rafforzata dalla comunione dei membri tra di loro e dall’ordinazione di tutti allo stesso capo, che rende possibile a tutti i membri, uniti da legami e connessioni e  coesi, ricevere il nutrimento per la crescita in Dio⁴. Cristo è il Sommo Pontefice della Chiesa e questa realtà si rende visibile nel Papa, così che gli scismatici che rifiutano di sottomettersi al Romano Pontefice non possono entrare in comunione con i beni spirituali della Chiesa e non possono crescere nella vita della grazia perché sono separati dal capo.

 

Lo scisma è una disobbedienza allo sposo naturale della Chiesa, il Romano Pontefice, e anche alla Chiesa stessa, quando si disobbedisce alle sue leggi e ai suoi comandi, lasciandosi trasportare da uno spirito di ribellione che Satana instilla nei nostri cuori, sottolineando così che si cade in un ostinato disprezzo dei precetti della Chiesa, come di un rifiuto di sottomettersi al suo giudizio e di lasciarsi guidare dal proprio giudizio, incorrendo così nel peccato di scisma, punito dal Codice di Diritto Canonico in vigore nel 1983 con la pena della scomunica, che non deve essere dichiarata da alcuna autorità ecclesiastica.

 

La perdita della carità porta alla perdita della fede, secondo l’apostolo, “alcuni si deviano per colpire il vuoto”, ⁵ così che lo scisma può portare all’eresia. Secondo San Girolamo, il destino dello scisma è l’eresia, perché il battezzato non si sottomette più al giudizio della Chiesa, ma si lascia guidare dal proprio giudizio.

 

Nella domanda 39 dell’articolo 3 della Summa Theologica, San Tommaso parla del potere degli scismatici e ci dice quanto segue.

 

Riferendosi a Sant’Agostino, nel libro “contra Donat”, ci dice che gli scismatici che hanno deciso di tornare alla Chiesa, che sono stati battezzati prima di lasciarla, e lo stesso per coloro che hanno ricevuto gli ordini sacerdotali, quando vi ritornano non possono essere ri-battezzati e gli ordinati non possono essere ri-ordinati, perché gli scismatici conservano il battesimo e il potere dell’ordine anche se si sono separati dalla Chiesa; e San Tommaso continua, rifacendosi a Sant’Agostino nel libro “De Unic Bapt”, cioè nel libro dell’unico battesimo, che chi si è separato dalla Chiesa può conferire i sacramenti nella massima potestà, riferendosi ai sacerdoti.

 

Papa Urbano scrive che coloro che sono stati un tempo consacrati da vescovi cattolici, ma sono stati separati dalla Chiesa a causa dello scisma, dovrebbero, al ritorno all’unità della Chiesa, essere accolti con misericordia, conservando i propri ordini, a condizione che la loro vita, la loro coscienza e le loro azioni li riscattino. A questo proposito San Cipriano in una delle sue lettere ci dirà “che chi non osserva né la carità dello spirito, né l’unione della pace e si separa dal vincolo della Chiesa e dal collegio dei sacerdoti e dal vescovo, non può avere né potere né onore”.

 

Per non cadere in confusione, secondo il diritto canonico della Chiesa, il potere spirituale che un sacerdote riceve al momento dell’ordinazione è duplice: innanzitutto un potere sacramentale che non si perde mai e si conserva per l’eternità “Sacerdos in aeternum” sacerdote per l’eternità e il potere di giurisdizione o regime. Il primo è conferito dall’atto stesso dell’ordinazione, mentre il secondo è conferito da un’autorità ecclesiastica che è in comunione con il Papa, poiché da lui promana tutta l’autorità e il potere di giurisdizione e di regime.

 

La consacrazione fatta dalla Chiesa è permanente, quando si usa il Santo Crisma, sia che si tratti di persone che di cose, che diventano cose sacre, come l’altare per celebrare il Santo Sacrificio, può essere consacrato una sola volta, e questa consacrazione termina con la distruzione. Nell’uomo che è stato consacrato sacerdote, questa consacrazione rimane, anche se incorre nello scisma o nell’eresia, ma quando incorre in uno di questi peccati che sono sacrileghi e lo separano dalla Chiesa, non perde il potere d’ordine, quello sacramentale, ma perde il potere di giurisdizione e di regime, che emana dal Romano Pontefice e separandosi da lui, con il peccato di ribellione, ne è escluso; Così, la potestà d’ordine è di istituzione divina e ciò che Dio dà non viene mai ritirato, mentre la potestà di regime è di istituzione umana e può essere ritirata; per cui lo scismatico o l’eretico, perdendo la potestà di regime e staccandosi dal Romano Pontefice, non può celebrare i sacramenti, cioè assolvere, ordinare, scomunicare, concedere indulgenze, benedire, celebrare la Santa Messa, perché tutto ciò che fa diventa inutile per sentenza ecclesiastica, e ricordiamoci che Dio sanziona in cielo ciò che la Chiesa fa in terra.

 

Quindi, in questi sacerdoti non c’è grazia spirituale e non c’è frutto divino, non in quanto non sono sacerdoti, ma quando la Chiesa li priva di ogni potere di agire in suo nome e li espelle dal suo corpo mistico finché non si pentono e vogliono chiedere perdono.

 

La pena massima con cui la Chiesa punisce i suoi figli ribelli è la scomunica, cioè li allontana dal suo Corpo Mistico e chiude loro le porte in modo che non possano entrare in Paradiso; essendo scomunicato, un sacerdote o un laico non può accostarsi ai sacramenti sotto pena di dannazione; questo è ciò che comanda la Scrittura: “Allontanatevi dalle dimore degli empi (che hanno fatto lo scisma) e non toccate ciò che appartiene loro, non siate coinvolti nei loro peccati.⁶

 

Con questa prima parte ho risposto a una parte della domanda, che ha due basi fondamentali: chi amministra il sacramento e chi riceve il sacramento. Da questo punto in poi risponderò con San Tommaso d’Aquino a coloro che ricevono il sacramento.

 

Summa Teologica – Parte II – Domanda 82

 

Il ministro del sacramento e coloro che ricevono il sacramento.

 

In questa questione 82 di San Tommaso troviamo l’articolo 9 con la seguente domanda

 

È lecito ricevere la comunione da sacerdoti eretici, scomunicati o peccatori, e ascoltare la loro messa?

 

Rispondiamo secondo San Tommaso d’Aquino, che riferendosi a Sant’Agostino nel “Contra Petillianum”, dice che i sacramenti non possono essere rifiutati, né da un uomo buono, né da un uomo cattivo e anche se i sacerdoti sono peccatori, eretici o scomunicati, essi compiono un vero sacramento, non si può ricevere la comunione e ascoltare la messa da loro, perché anche se sembrano essere nel corpo mistico di Cristo, non lo sono, ad eccezione dei sacerdoti fornicatori, che hanno un peccato minore rispetto agli apostati, agli eretici scismatici e ai sacerdoti scomunicati.

 

Così che i sacerdoti apostati, scismatici, eretici e i sacerdoti scomunicati, pur avendo il potere di consacrare l’Eucaristia, non lo usano correttamente e peccano usandolo e le file che si mettono in comunione con loro, si mettono in comunione con il loro peccato e diventano artefici del loro stesso peccato; A questo proposito, San Tommaso cita la seconda lettera di San Giovanni, capitolo 1, 1, dove si legge che chi saluta un eretico diventa partecipe delle sue opere malvagie⁷, di conseguenza, secondo San Tommaso d’Aquino, non è lecito ricevere la comunione da questi sacerdoti, né è lecito ascoltare le loro messe.

 

Gli eretici, gli scismatici e gli scomunicati sono privati dell’esercizio della consacrazione con sentenza ecclesiastica, ponendosi in consonanza, San Tommaso, con Papa Innocenzo III, che convocò il quarto Concilio Lateranense o conosciuto come “il grande concilio o il concilio del Medioevo”, dove una delle questioni affrontate dal Concilio, fu quella delle eresie che si stavano presentando nella Chiesa in quel momento storico. Questo papa era amico personale di San Francesco d’Assisi e di San Domenico di Guzman.

 

Il Santo continua dicendo che non tutti i peccatori sono privati dell’esercizio di questo potere dalla sentenza della Chiesa, così che, sebbene siano sospesi dalla sentenza divina per quanto riguarda la loro coscienza, non sono sospesi per quanto riguarda le altre sentenze ecclesiastiche, così che finché la Chiesa non dichiara una sentenza, è lecito ricevere la comunione, Ma qui mi riferisco a Papa Innocenzo III nell’anno 1215, durante il quarto Concilio Lateranense, quando si discusse la questione delle eresie, che proibì ai cattolici di ricevere la comunione da apostati, scismatici, eretici e scomunicati.

 

San Tommaso d’Aquino afferma che rifiutando di ascoltare la messa e di ricevere la comunione da tali sacerdoti, non rifiutiamo i sacramenti di Dio, ma li veneriamo. Così le ostie consacrate da questi sacerdoti devono essere adorate e, se sono state riservate, è lecito per un vero sacerdote consumarle, perché non rifiutiamo Dio, ma la colpa di ministri indegni.

 

Secondo San Tommaso, questi ministri non sono nell’unità del Corpo Mistico di Cristo e non possono amministrare i frutti del Vero Corpo, ma coloro che ricevono e amministrano indegnamente questi sacramenti sono privati di questo frutto perché non vivono più nell’unità della Chiesa e non devono ricevere i sacramenti da questi ministri, pena il commettere peccato mortale.

 

In accordo con il tema che abbiamo sviluppato, dobbiamo pensare al canone 844, che al paragrafo 1 ci dice che i ministri cattolici devono amministrare validamente i sacramenti ai fedeli cattolici; questo canone corrisponde esattamente all’idea che ho sviluppato; Ma al paragrafo 2 il canone ci dice che, in caso di reale necessità spirituale, i sacramenti dell’Eucaristia, della Confessione e dell’Unzione degli infermi possono essere ricevuti da ministri non cattolici, a condizione che si eviti il pericolo di errore e di indifferentismo.

 

Qualcuno potrebbe dire che il canone ci permette di frequentare i templi dove si celebra la Santa Messa “Una Cum Francesco”; ma non è così, perché il canone pone la condizione che si eviti il pericolo dell’errore e dell’indifferentismo; a questo proposito, potremmo dire che se ci trovassimo in Russia dove ci sono solo sacerdoti ortodossi e non ci sono sacerdoti cattolici e avessi bisogno del sacramento della confessione devo andare da uno di questi sacerdoti e posso farlo perché il canone me lo permette; Ma nei templi dove celebriamo in comunione con Jorge Mario Bergoglio, nel luogo in cui vivo, senza avere la capacità di discernimento per sapere cosa sta realmente accadendo nella Chiesa e dove non sono pienamente consapevole dell’errore che potrei commettere, a causa delle condizioni in cui ricevo il sacramento, mettendomi in comunione con qualcuno che non è il Papa, credendo che lo sia; è un male intrinseco, nella celebrazione stessa, allora il canone mi impedisce di partecipare alla celebrazione perché sto cadendo nell’indifferentismo e nell’errore.

 

In conclusione, ricevere i sacramenti della Chiesa in comunione con qualcuno che non è il papa, è una questione pubblica della Chiesa e danneggia gravemente la sua unità, soprattutto quando alcuni media che pensano di sapere molto sulla dottrina e sul magistero della Chiesa, finiscono per condurre migliaia di anime nell’errore e in molti casi sostenuti da sacerdoti confusi e, per mancanza di discernimento, destinati allo scisma.

 

Vorrei ricordare a questo tipo di giornalisti o pseudo-giornalisti, che si definiscono cattolici, che secondo il canone 1369, chi diffonde nei media cose contrarie alla fede e ai costumi, insultando gravemente la religione, diventa meritevole di una condanna ecclesiastica che può essere dichiarata o non dichiarata e può anche incorrere nella scomunica “Laete sentencia” che non ha bisogno di essere dichiarata da nessuno e lo esclude dal Corpo Mistico della Chiesa, correndo il serio rischio della dannazione eterna.

 

Canone 1369: Chiunque, in uno spettacolo o in una riunione pubblica, in uno scritto pubblicato o in qualsiasi altro modo attraverso i mezzi di comunicazione di massa, pronunci una bestemmia, offenda la morale, insulti la religione o la Chiesa, o susciti odio o disprezzo contro di esse, deve essere punito con una giusta pena.

 

Fra Ricardo Enrique Gómez Giraldo.

 

 

Papa Innocenzo III è il papa del quarto Concilio Lateranense.

 

Martino I

 

31 ottobre 649

Sinodo Lateranense

Canone 19: Se qualcuno, professando e comprendendo senza dubbio ciò che gli eretici criminali sentono, pro vacua protervia, dice che queste sono le dottrine della pietà che fin dall’inizio sono state trasmesse dai guardiani e dai ministri della parola, cioè i cinque santi concili universali, calunniando gli stessi santi padri, per ingannare i semplici o per difendere la propria perfidia, sia condannato.

 

Cosa significa che la Chiesa sostituisce.  “Supplet Ecclesia”.

 

Cosa può supplire la Chiesa?

Cosa non può supplire la Chiesa?

 

Questo fondamento teologico deriva dal canone 144 del Codice di diritto canonico e in particolare dal paragrafo 1 “Nell’errore comune di fatto o di diritto, come pure nel dubbio positivo e probabile di diritto o di fatto, la Chiesa supplisce il potere esecutivo del regime, sia all’esterno che all’interno”.

 

Spieghiamo il canone: “Supplet Ecclesia”.

 

La Chiesa non può supplire sempre e lo fa solo in alcune situazioni quando ci sono errori e dubbi e può solo supplire il potere esecutivo del regime, in modo che un atto sia efficace, anche se manca qualche requisito di validità.

 

Questa norma della Chiesa è sancita dal diritto canonico affinché i fedeli possano stare tranquilli, sia per il sacerdote che ha agito con autorità, sia per i fedeli sui quali questo potere viene esercitato.

 

La Chiesa non può mai sostituirsi al potere d’ordine, né al potere legislativo e giudiziario; né può sostituirsi alla forma o alla materia dei sacramenti; facciamo degli esempi.

 

Quando la chiesa non si sostituisce al potere di ordine: il diritto canonico ci dice che solo un battezzato può essere validamente ordinato sacerdote; se questo battezzato non è stato battezzato perché è stata usata male la formula del battesimo, che dovrebbe recitare proprio ed esattamente “io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” e invece di dire questo dice: “noi ti battezziamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, questa imprecisione verbale da sola invalida il battesimo e, poiché il battesimo non è valido, invalida anche l’ordinazione sacerdotale; da cui si deduce che è solo un laico e per errore comune sia i sacerdoti che i laici pensano che sia un sacerdote e non potrà mai amministrare validamente alcun sacramento, perché non ha mai ricevuto il potere dell’ordine in quanto la sua ordinazione è invalida (questo è successo a un laico a Detroit negli Stati Uniti, quindi devono procedere a battezzarlo correttamente e a ordinarlo correttamente, curando la radice del male).

 

La Chiesa non supplisce nemmeno la materia o la forma dei sacramenti; cioè, se un sacerdote, invece di pronunciare le parole di consacrazione su un calice con vino d’uva e pane azzimo, lo fa su una coppa di acquavite e un’arepa di mais, la Chiesa non può sopperire a questi difetti, e il risultato è che il sacramento è invalido.

 

La Chiesa non può neppure supplire, in base al principio di non contraddizione, quando ci ha lasciato una norma, o legge, che nasce dal suo stesso potere legislativo o giudiziario; per esempio, nel caso in cui ci proibisca di ricevere i sacramenti da sacerdoti che non sono in comunione con lei, perché sono esclusi dal Corpo Mistico di Cristo.

 

Ho già detto che la Chiesa soltanto può supplire il potere esecutivo del regime solo in alcuni errori e dubbi, per esempio: un sacerdote con problemi di memoria, che consacra il pane e lo trasforma nel corpo di Cristo e con la sua intenzione di consacrare il calice, anche se non ha pronunciato le parole, è validamente consacrato e trasformato nel Sangue del Signore.

 

Supplisce pure il potere di regime  quando un sacerdote si trova in un luogo dove non ha la licenza di ascoltare le confessioni e c’è un grave pericolo per le anime o uno scandalo, se il sacerdote non amministra il sacramento ai parrocchiani alla sua portata.

 

Da quanto detto, noi chierici non possiamo lasciarci vincere dalla tentazione che la Chiesa supplisce tutto, soprattutto in questo momento, in cui la comunione è stata spezzata e molti pensano che, poiché la maggioranza delle persone ha dimenticato la legge o non vuole rispettarla, la Chiesa possa supplire a questo vuoto di potere, e questo è un grande inganno.

 

Noi sacerdoti abbiamo l’obbligo di essere attenti nella celebrazione dei sacramenti e soprattutto nella Santa Messa, di leggere attentamente ciò che è in nero nel messale e di fare ciò che è in rosso, di essere consapevoli delle nostre azioni, affinché queste non abbiano conseguenze sui nostri fedeli e sulla loro vita di fede e sul nostro ministero sacerdotale.

 

 

 

Alle domande:

È illecito partecipare alle sante messe in comunione con qualcuno che non sia il Papa?

Si cade nello scisma, nella ribellione e nel peccato grave?

Rispondo con il magistero della Santa Madre Chiesa cattolica.

Punti chiave:

 

  1. La Santa Eucaristia è il culmine della vita cristiana e quindi può essere celebrata validamente e lecitamente solo all’interno della Chiesa cattolica, da un sacerdote cattolico che è in piena comunione con essa, essendo parte del Corpo mistico di Cristo.

 

  1. La validità della Santa Messa richiede un sacerdote validamente ordinato, che pronunci correttamente le parole di consacrazione sulle specie del pane e del vino, facendo l’invocazione dello Spirito Santo, anche se non è in comunione con la Chiesa cattolica.

 

  1. Nella Chiesa cattolica di Rito Romano esistono due forme valide di celebrazione della Santa Messa secondo il magistero attuale dell’ultimo Papa, Sua Santità Benedetto XVI: la Messa del Concilio di Trento legiferata da Papa San Pio V e San Pio X e la Messa “Novus Ordo” emersa dopo il Concilio Vaticano II.

 

  1. La Chiesa ha stabilito meticolosamente il rito e le cerimonie che devono accompagnare il Sacrificio della Messa; queste sono conosciute come rubriche, che sono le lettere rosse che si trovano nei messali e che manifestano chiaramente lo spirito della Chiesa; pertanto, al sacerdote non è permesso cambiare queste rubriche, né innovarle.

 

  1. La Chiesa cattolica si trova attualmente in una sede vacante, secondo la liturgia della stessa chiesa, a causa della morte del nostro Papa Benedetto XVI il 31 dicembre 2022, per cui ogni vescovo o sacerdote o prete fedele ad essa, deve celebrare in comunione con la sede vacante, fino a quando Dio non ci darà un nuovo Papa.

 

  1. Celebrare le messe “Una cum Francesco” o i sacramenti in generale, consapevoli di ciò che si sta facendo, porta i cattolici al peccato di apostasia e quindi alla separazione dal Corpo Mistico di Cristo.

 

  1. Essendo espulso dal Corpo mistico di Cristo nella Chiesa cattolica, non posso essere in comunione con il Capo che è Cristo e quindi sono escluso dai frutti spirituali e dalla comunione dei beni e dei doni spirituali che fluiscono attraverso la Chiesa stessa.

 

  1. Il termine “Una cum” non significa pregare per il Papa, né è un termine decorativo nella liturgia; ha una grande forza e portata, per cui significa che sono unito al Papa, che lo riconosco come Capo, che sono suo suddito, che non faccio nulla senza di lui e con lui e che, separandomi da lui, perdo la cattolicità e la comunione con il Corpo Mistico di Cristo.

 

  1. Tutte le Chiese del mondo diventano e sono cattoliche e conservano l’unità finché sono in unità con il Papa, così che senza il Papa non possono essere in comunione con il Capo che è Cristo.

 

  1. Citare il falso papa nel canone della Messa non significa pregare per lui, affinché si converta dalle sue eresie e dai mali spirituali che riversa sulla Chiesa; ciò che si deve affermare è che il capo non è cattolico e un capo non cattolico non può essere convertito, perché non fa parte del corpo della Chiesa e se non è cattolico non può essere il papa e se non è il papa non può dare la cattolicità a chi si mette in comunione con lui.

 

  1. Jorge Mario Bergoglio non è papa per origine, per sentenza di scomunica per aver violato l’“Universe dominice gresis” e pur esercitando materialmente il ministero papale, senza avere il “diritto divino” o il “munus pontificio”, per essere un eretico ostinato e incorreggibile, perde l’ufficio ecclesiastico secondo il diritto canonico.

 

  1. Ogni persona, sia ecclesiastica che laica, è cattolica, purché sia veramente unita al Papa, il Vicario di Cristo “Dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa”.

 

  1. Il cosiddetto Papa Francesco non può essere un tutt’uno con la Chiesa di Gesù Cristo e quindi è un grave errore di fede celebrare o partecipare alla messa “One cum Francesco”, perché è una messa oggettivamente macchiata da sacrilegio.

 

  1. Il sacerdote è incaricato dalla Chiesa di pregare, intercedere e offrire in nome della Chiesa unita al Romano Pontefice, essendo un coniuge naturale della Chiesa, se lo fa con qualcuno che non è il Papa, diventa un adultero e la Chiesa lo espelle immediatamente dal suo corpo mistico con la sentenza di scomunica.

 

  1. Il canone 1364 punisce l’apostata dalla fede, l’eretico o lo scismatico con una sentenza di scomunica.

 

  1. Solo coloro che mancano dell’uso della ragione o che sono accompagnati da  ignoranza crassa invencible sono esclusi dal cadere nel peccato di scisma e nel crimine di scisma.

 

  1. La legislazione della Chiesa proibisce di ricevere i sacramenti da apostati dalla fede, da eretici, scismatici e sacerdoti scomunicati o da sacerdoti che mi inducono consapevolmente all’errore o all’indifferenza in materia di fede e di morale.

 

  1. Secondo il canone 1369 del diritto canonico vigente, non posso ascoltare o guardare mezzi di comunicazione o persone che insegnano cose contrarie alla fede e alla morale, insultando gravemente la religione cattolica.

 

  1. Secondo il Sinodo Lateranense e Papa Martino I, devo prendere le distanze da quelle persone che, a causa del loro orgoglio personale, insegnano dottrine empie, che vanno contro i principi dottrinali della Chiesa e, nel loro orgoglio, confondono e ingannano i semplici.

 

  1. Secondo il canone 144 del diritto canonico vigente, la Chiesa non può sustituirsi sempre e lo fa solo in presenza di  errori e  dubbi legati al suo potere esecutivo e mai a quello legislativo e giudiziario.

 

  1. La Chiesa non potrà mai soppiantare il potere dell’Ordine Sacro.

 

  1. La Chiesa non potrà mai soppiantare la forma e la materia dei sacramenti.

 

  1. La Chiesa non supplisce le messe “Una Cum Francesco” perché c’è una legge che ci proibisce di partecipare o celebrare queste messe.

 

  1. Nessun vescovo o sacerdote della Chiesa cattolica è autorizzato a cambiare la legislazione della Chiesa in materia di dottrina, morale, costumi e liturgia.

 

  1. Le Messe “Una Cum Francesco” sono fatte in disobbedienza alla Chiesa, è un atto di ribellione, sia da parte dei sacerdoti che le celebrano, sia da parte dei laici che vi partecipano consapevolmente; pertanto, la Chiesa con il peccato e il crimine di scisma, espelle queste membra dal suo corpo mistico, queste membra sono escluse dai frutti e dai beni spirituali, non essendo unite al capo che è Cristo; sia nel suo Vicario il Papa scelto dallo Spirito Santo o lui stesso, mentre la sede è vacante.

 

  1. La Chiesa cattolica ha molti modi di eleggere il Papa, sia da parte dei cardinali, sia perché è rimasto un solo cardinale e si proclama papa o ne proclama un altro, sia per acclamazione del popolo romano insieme ai sacerdoti, sia per un’assemblea di vescovi e superiori religiosi, ecc, purché siano in comunione con la Sede vacante e non riconoscano Jorge Mario Bergoglio come papa, perché i cardinali da lui eletti non hanno il diritto di elezione, perché per la legge della Chiesa hanno la sentenza di scomunica e uno scomunicato non può essere eletto papa; quindi, se questi cardinali eletti da Jorge Mario Bergoglio si riuniscono ed eleggono un nuovo papa, non hanno la capacità giuridica di farlo e l’unica cosa che faranno è eleggere un nuovo antipapa.

 

 

Fra Ricardo Enrique Gómez Giraldo.

 

 

  1. Papa Benedetto XIV. De Sacrosanto Missae Sacrificio, appendice XVI ad lib II, par. 12 Citato sempre dal “Sacerdotium” n. VI pars hiemalis 1993 pàg 42.
  2. 1 Corintios 11, 27-32
  3. Is 59,2
  4. Col 2,18-19
  5. 1 Tim 1,6
  6. Núm. 16,26
  7. 2 Lettera a Giovanni 1,1

 

 

 

 

 


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